café golem

l'inserto culturale di East Journal

Prazski Poutnik

di Giovanni Catelli

Tu arrivi ogni notte, oltre la stanchezza ed il silenzio delle pietre, l’oblio umido e pungente dell’ottobre, la fatica silenziosa e vorace, che depreda passi nelle strade, cancella rumori e voci di ritardo, soffia rapide sagome alla pena delle piazze : esaurisci, ogni volta, l’istinto cieco dello sguardo, la rincorsa di lontane coincidenze, ti disperdi, lungo il vano mareggiare dei selciati, accumuli salvezze nei dettagli, fragili bandiere sparse nel ricordo, cenni d’ancoraggio ai moli del fuggire, visiti brezze serali del fiume, le trattieni a risalire la Myslikova, ti spingono leggere sino ai tram, nella Vodickova, dileguano in segrete corse d’innocenza, confuse da miraggi e voci d’avvenire : quali gesti di luce vorrai per il buio, già pallide braci si spengono via, non regge sui volti la vita che insegui, non sale alle voci un respiro profondo, si ferma negli occhi una crosta di gelo : tu vai, non ha luoghi la notte che il sogno diserti, fra leghe di buio conosci tepori di stanze, si stringe severa si muove la città lungo l’ombra, veleggiano mura palazzi nel tempo, scivolano al vero luogo al destino, all’intrico serrato che il giorno disperde. Così vasta e veloce l’occasione la tenebra, davvero non sai la via che ti cerca, divori nel passo i deposti silenzi, gli spazi celati al mancare del giorno, i binari mai spenti, cavalchi le rive che sono già fiume, sorseggi nel fiato le malte del fondo, sorvegli la chiusa le ruote del tempo, raccogli sui ponti le brine dell’alba. Ora sai : ogni notte una lieve catena si tende, s’inarcano frecce leve quadranti, rintocca un tremore ai campanili, e tu non puoi mancare alla tua pena, sfuggire al tuo talento, nessuno testimonia del destino, si recita soltanto per sé stessi, già palcoscenico pubblico attori, ogni sera s’illumina il futuro, il presente non ha voce, insaziabili crescono pietre ai selciati, scivolano vie senza riposo alla corrente, basta un solo passo all’andare, un rimpianto alle notti trascorse,  già le scale il giubbotto gli occhiali, ti reclama la distanza il vuoto l’ombra, non si placano le fiamme nel tuo sogno, non si stringe l’anello infinito delle strade.

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Questa voce è stata pubblicata il aprile 16, 2012 da in Racconti con tag , , .
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